Canto X Inferno – (vv 121-136) – Smarrimento di Dante
Testo e commento del Canto X dell’Inferno (versi 121-136 ) – Smarrimento di Dante
Indi s’ascose; e io inver’ l’antico poeta volsi i passi, ripensando a quel parlar che mi parea nemico. 123 Elli si mosse; e poi, così andando, mi disse: "Perché se’ tu sì smarrito?". E io li sodisfeci al suo dimando. 126 "La mente tua conservi quel ch’udito hai contra te", mi comandò quel saggio; "e ora attendi qui", e drizzò ’l dito: 129 "quando sarai dinanzi al dolce raggio di quella il cui bell’occhio tutto vede, da lei saprai di tua vita il vïaggio". 132 Appresso mosse a man sinistra il piede: lasciammo il muro e gimmo inver’ lo mezzo per un sentier ch’a una valle fiede, 135 che ’nfin là sù facea spiacer suo lezzo.
Farinata sparisce e Dante riprende il viaggio con Virgilio, ma è turbato dalla profezia che ha sentito. Virgilio chiede spiegazioni e lo consola dicendo che deve sì ricordare la profezia, ma quando sarà davanti alla dolce luce (“al dolce raggio”) di colei che tutto vede, cioè di Beatrice, potrà sapere tutto il corso della sua vita. I due poeti si allontanano dunque dalle mura e tagliano lungo il cerchio per un sentiero che scende fino all’orlo del cerchio seguente, dal quale si sente già provenire un forte puzzo.
[bibl]Inferno – Canto decimo, //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Inferno_-_Canto_decimo&oldid=44472221 (in data 8 novembre 2011).[/bibl]