Canto X Inferno – (vv 73-93) – Farinata e la sua profezia
Testo e commento del Canto X dell’Inferno (versi 73-93) – Ripresa del colloquio con Farinata e sua profezia
Ma quell’altro magnanimo, a cui posta restato m’era, non mutò aspetto, né mosse collo, né piegò sua costa; 75 e sé continüando al primo detto, "S’elli han quell’arte", disse, "male appresa, ciò mi tormenta più che questo letto. 78 Ma non cinquanta volte fia raccesa la faccia de la donna che qui regge, che tu saprai quanto quell’arte pesa. 81 E se tu mai nel dolce mondo regge, dimmi: perché quel popolo è sì empio incontr’a’ miei in ciascuna sua legge?". 84 Ond’io a lui: "Lo strazio e ’l grande scempio che fece l’Arbia colorata in rosso, tal orazion fa far nel nostro tempio". 87 Poi ch’ebbe sospirando il capo mosso, "A ciò non fu’ io sol", disse, "né certo sanza cagion con li altri sarei mosso. 90 Ma fu’ io solo, là dove sofferto fu per ciascun di tòrre via Fiorenza, colui che la difesi a viso aperto". 93
Ma quell’ altro magnanimo, a cui posta
restato m’era, non mutò aspetto,
né mosse collo, né piegò sua costa;
[…] e disse […]
“Ma non cinquanta volte fia raccesa
la faccia de la donna che qui regge,
che tu saprai quanto quell’ arte pesa.”
Ma quell’altro magnanimo, alla cui richiesta
mi ero fermato, non cambiò aspetto,
ne mosse il capo, né piegò il busto;
[…] e chiese […]
“Ma non si illuminerà cinquanta volte
la faccia della regina che qui impera,
che tu conoscerai quanto pesa quell’arte-“
Guglielmo Girardi e aiuti, Farinata e Cavalcanti, 1478 circa
Nella completa assenza di coralità fra le anime dannate Farinata continua a parlare come se l’apparizione di Cavalcanti non fosse avvenuta, come volendo esprimere la sua superiorità. Quindi Farinata riprende esattamente da dove ha lasciato il discorso: “Se i miei ghibellini hanno imparato male l’arte di ritornare dopo essere cacciati, ciò mi tormenta più di questo letto infernale.” (parafrasi vv. 77-78)
Nella terzina successiva è esposta la seconda profezia che anticipa l’evento dell’esilio a Dante personaggio, Farinata con i suoi poteri divinatori comuni ad ogni anima dell’eterna prigione, avverte che non saranno passati cinquanta pleniluni che anche l’Alighieri scoprirà quanto è dura l’arte di tornare in patria. ( “La faccia della regina che qui regge” sta per Proserpina, nel mito antico sposa di Plutone e figura della luna).
Dante incassa in silenzio e Farinata nel frattempo prosegue chiedendo perché i fiorentini siano così duri con gli Uberti, la sua famiglia. Dante risponde che è dovuto al massacro di Montaperti, che “fece l’Arbia colorata in rosso” (v. 86). Farinata sospira addolorato, ma spiega che lui non fu l’unico responsabile della battaglia e che ciò era causato da uno scopo ben preciso. Però sottolinea come invece lui solo fu il difensore di Firenze dalla distruzione, quando si propose di raderla al suolo dopo la consulta di Empoli tra il re Manfredi di Sicilia e i capi ghibellini.
[bibl]Inferno – Canto decimo, //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Inferno_-_Canto_decimo&oldid=44472221 (in data 8 novembre 2011).[/bibl]