Canto XXX Inferno – (vv 91-99) – I falsari di parola: la moglie di Putifarre e Sinone

Testo e commento del Canto XXX dell’Inferno (versi 91-99)- I falsari di parola: la moglie di Putifarre e Sinone

E io a lui: "Chi son li due tapini
che fumman come man bagnate ’l verno,
giacendo stretti a’ tuoi destri confini?".93

"Qui li trovai - e poi volta non dierno -",
rispuose, "quando piovvi in questo greppo,
e non credo che dieno in sempiterno.96

L’una è la falsa ch’accusò Gioseppo;
l’altr’è ’l falso Sinon greco di Troia:
per febbre aguta gittan tanto leppo".99


A questo punto Dante chiede chi siano i due dannati che si appoggiano su Mastro Adamo alla destra. Egli risponde che erano qui da prima che lui piovesse in questa bolgia e che una è colei che accusò Giuseppe (la moglie di Putifarre, personaggio biblico), mentre l’altro è Sinone, il greco che imbrogliò i Troiani per far loro accettare il Cavallo di Troia. Essi sono due bugiardi, due falsari di parola e stupisce la commistione di questo canto, dove un personaggio contemporaneo, uno biblico e uno mitologico-letterario sono affiancati e due di essi (Sinone e Mastro Adamo) interagiranno tra di loro di li a poco.
La pena di questi due bugiardi è il subire fortissime febbri, che gli fanno fumare il vapore attorno come man bagnate d’inverno. Neanche in questo caso è stato possibile chiarire esattamente il contrappasso. Mastro Adamo dice anche che essi emettono “leppo” cioè puzza.

[/bibl] Inferno – Canto trentesimo, //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Inferno_-_Canto_trentesimo&oldid=38300949 (in data 18 novembre 2011).[/bibl].

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