Canto XIII Inferno – (vv 109-129) – Gli scialacquatori

Testo e commento del Canto XIII dell’Inferno (versi 109-129 ) – Gli scialacquatori

Noi eravamo ancora al tronco attesi,
credendo ch’altro ne volesse dire,
quando noi fummo d’un romor sorpresi, 111

similemente a colui che venire
sente ’l porco e la caccia a la sua posta,
ch’ode le bestie, e le frasche stormire. 114

Ed ecco due da la sinistra costa,
nudi e graffiati, fuggendo sì forte,
che de la selva rompieno ogne rosta. 117

Quel dinanzi: "Or accorri, accorri, morte!".
E l’altro, cui pareva tardar troppo,
gridava: "Lano, sì non furo accorte 120

le gambe tue a le giostre dal Toppo!".
E poi che forse li fallia la lena,
di sé e d’un cespuglio fece un groppo. 123

Di rietro a loro era la selva piena
di nere cagne, bramose e correnti
come veltri ch’uscisser di catena. 126

In quel che s’appiattò miser li denti,
e quel dilaceraro a brano a brano;
poi sen portar quelle membra dolenti. 129


I due poeti sono ancora in attesa di altre parole dal tronco quando la scena cambia improvvisamente. Si sentono rumori di caccia, come chi si senta venire incontro un cinghiale braccato da cani e cacciatori e che senta gli animali e le frasche spezzate. Ed ecco che dal lato sinistro Dante vede due anime nude e piene di graffi che scappano per la selva spaccando rami dappertutto.
Quello più avanti invoca: “Or accorri, accorri morte!”, intesa probabilmente come seconda morte che annullerebbe le loro pene, mentre quello più dietro lo chiama, ricordando a “Lano” che non fuggiva così veloce alle Giostre del Toppo dov’era caduto in battaglia. Stremato il secondo si nasconde dietro un cespuglio, ma arriva una schiera di cagne nere, che come veltri lo raggiunge e lo lacera a brandelli, portando via le sue membra dolenti.
I due fuggiaschi braccati, sono, secondo lo schema del canto, due violenti contro i loro beni, i cosiddetti “scialacquatori” (usando una parola che non appartiene al vocabolario di Dante) e dalle parole che pronunciano si può risalire alla loro identità. Sono il senese Lano da Siena, forse già membro della brigata spendereccia e morto alle Giostre del Toppo, e Jacopo da Sant’Andrea, oggetto di numerosi aneddoti su come distrusse con leggerezza le sue proprietà.
La differenza tra il peccato degli scialacquatori e quello dei prodighi sta nelle intenzioni: i primi avevano scopi distruttivi (si cita sempre l’esempio di Jacopo che aveva dato a fuoco le proprie case per diletto), mentre i secondi non sapevano contenere la loro indole a spendere, desiderando solo accumulare beni con rapacità.

[bibl]Inferno – Canto tredicesimo, //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Inferno_-_Canto_tredicesimo&oldid=42494143 (in data 11 novembre 2011).[/bibl]

Lascia un commento