Canto XXXIII Inferno – (vv 79-90) – Invettiva contro Pisa

Testo e commento del Canto XXXIII dell’Inferno (versi 79-90)- Invettiva contro Pisa

Ahi Pisa, vituperio de le genti
del bel paese là dove 'l sì suona,
poi che i vicini a te punir son lenti, 81

muovasi la Capraia e la Gorgona,
e faccian siepe ad Arno in su la foce,
sì ch’elli annieghi in te ogne persona! 84

Che se ’l conte Ugolino aveva voce
d’aver tradita te de le castella,
non dovei tu i figliuoi porre a tal croce. 87

Innocenti facea l’età novella,
novella Tebe, Uguiccione e ’l Brigata
e li altri due che ’l canto suso appella. 90



Dante si lancia allora in una violenta invettiva contro Pisa, richiedendo, con un adynaton, una distruzione apocalittica della città, visto che i suoi vicini sono troppo lenti, con il muoversi delle isole di Capraia e Gorgona che, in una scena di sapore biblico, chiudano la foce dell’Arno facendo inondare la città “sì ch’elli annieghi in te ogne persona!”.
Pisa è infatti colpevole di aver rinnovato i delitti per cui era famosa Tebe imprigionando, insieme al conte che era pure colpevole della cessione dei castelli, anche i figli, innocenti per l’età novella.

[/bibl] Inferno – Canto trentatreesimo, //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Inferno_-_Canto_trentatreesimo&oldid=44087015 (in data 20 novembre 2011).[/bibl].

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