Canto II Purgatorio – (vv 1-133) – Commento

Testo e commento del Canto II del Purgatorio (versi 1-133) – Temi e contenuti

Già era 'l sole a l'orizzonte giunto
lo cui meridïan cerchio coverchia
Ierusalèm col suo più alto punto; 3

e la notte, che opposita a lui cerchia,
uscia di Gange fuor con le Bilance,
che le caggion di man quando soverchia; 6

sì che le bianche e le vermiglie guance,
là dov’i’ era, de la bella Aurora
per troppa etate divenivan rance. 9

Noi eravam lunghesso mare ancora,
come gente che pensa a suo cammino,
che va col cuore e col corpo dimora. 12

Ed ecco, qual, sorpreso dal mattino,
per li grossi vapor Marte rosseggia
giù nel ponente sovra ’l suol marino, 15

cotal m’apparve, s’io ancor lo veggia,
un lume per lo mar venir sì ratto,
che ’l muover suo nessun volar pareggia. 18

Dal qual com’io un poco ebbi ritratto
l’occhio per domandar lo duca mio,
rividil più lucente e maggior fatto. 21

Poi d’ogne lato ad esso m’appario
un non sapeva che bianco, e di sotto
a poco a poco un altro a lui uscìo. 24

Lo mio maestro ancor non facea motto,
mentre che i primi bianchi apparver ali;
allor che ben conobbe il galeotto, 27

gridò: "Fa, fa che le ginocchia cali.
Ecco l’angel di Dio: piega le mani;
omai vedrai di sì fatti officiali. 30

Vedi che sdegna li argomenti umani,
sì che remo non vuol, né altro velo
che l’ali sue, tra liti sì lontani. 33

Vedi come l’ ha dritte verso ’l cielo,
trattando l’aere con l’etterne penne,
che non si mutan come mortal pelo". 36

Poi, come più e più verso noi venne
l’uccel divino, più chiaro appariva:
per che l’occhio da presso nol sostenne, 39

ma chinail giuso; e quei sen venne a riva
con un vasello snelletto e leggero,
tanto che l’acqua nulla ne ’nghiottiva. 42

Da poppa stava il celestial nocchiero,
tal che faria beato pur descripto;
e più di cento spirti entro sediero. 45

’In exitu Isräel de Aegypto’
cantavan tutti insieme ad una voce
con quanto di quel salmo è poscia scripto. 48

Poi fece il segno lor di santa croce;
ond’ei si gittar tutti in su la piaggia:
ed el sen gì, come venne, veloce. 51

La turba che rimase lì, selvaggia
parea del loco, rimirando intorno
come colui che nove cose assaggia. 54

Da tutte parti saettava il giorno
lo sol, ch’avea con le saette conte
di mezzo ’l ciel cacciato Capricorno, 57

quando la nova gente alzò la fronte
ver’ noi, dicendo a noi: "Se voi sapete,
mostratene la via di gire al monte". 60

E Virgilio rispuose: "Voi credete
forse che siamo esperti d’esto loco;
ma noi siam peregrin come voi siete. 63

Dianzi venimmo, innanzi a voi un poco,
per altra via, che fu sì aspra e forte,
che lo salire omai ne parrà gioco". 66

L’anime, che si fuor di me accorte,
per lo spirare, ch’i’ era ancor vivo,
maravigliando diventaro smorte. 69

E come a messagger che porta ulivo
tragge la gente per udir novelle,
e di calcar nessun si mostra schivo, 72

così al viso mio s’affisar quelle
anime fortunate tutte quante,
quasi oblïando d’ire a farsi belle. 75

Io vidi una di lor trarresi avante
per abbracciarmi, con sì grande affetto,
che mosse me a far lo somigliante. 78

Ohi ombre vane, fuor che ne l’aspetto!
tre volte dietro a lei le mani avvinsi,
e tante mi tornai con esse al petto. 81

Di maraviglia, credo, mi dipinsi;
per che l’ombra sorrise e si ritrasse,
e io, seguendo lei, oltre mi pinsi. 84

Soavemente disse ch’io posasse;
allor conobbi chi era, e pregai
che, per parlarmi, un poco s’arrestasse. 87

Rispuosemi: "Così com’io t’amai
nel mortal corpo, così t’amo sciolta:
però m’arresto; ma tu perché vai?". 90

"Casella mio, per tornar altra volta
là dov’io son, fo io questo vïaggio",
diss’io; "ma a te com’è tanta ora tolta?". 93

Ed elli a me: "Nessun m’è fatto oltraggio,
se quei che leva quando e cui li piace,
più volte m’ ha negato esto passaggio; 96

ché di giusto voler lo suo si face:
veramente da tre mesi elli ha tolto
chi ha voluto intrar, con tutta pace. 99

Ond’io, ch’era ora a la marina vòlto
dove l’acqua di Tevero s’insala,
benignamente fu’ da lui ricolto. 102

A quella foce ha elli or dritta l’ala,
però che sempre quivi si ricoglie
qual verso Acheronte non si cala". 105

E io: "Se nuova legge non ti toglie
memoria o uso a l’amoroso canto
che mi solea quetar tutte mie doglie, 108

di ciò ti piaccia consolare alquanto
l’anima mia, che, con la sua persona
venendo qui, è affannata tanto!". 111

’Amor che ne la mente mi ragiona’
cominciò elli allor sì dolcemente,
che la dolcezza ancor dentro mi suona. 114

Lo mio maestro e io e quella gente
ch’eran con lui parevan sì contenti,
come a nessun toccasse altro la mente. 117

Noi eravam tutti fissi e attenti
a le sue note; ed ecco il veglio onesto
gridando: "Che è ciò, spiriti lenti? 120

qual negligenza, quale stare è questo?
Correte al monte a spogliarvi lo scoglio
ch’esser non lascia a voi Dio manifesto". 123

Come quando, cogliendo biado o loglio,
li colombi adunati a la pastura,
queti, sanza mostrar l’usato orgoglio, 126

se cosa appare ond’elli abbian paura,
subitamente lasciano star l’esca,
perch’assaliti son da maggior cura; 129

così vid’io quella masnada fresca
lasciar lo canto, e fuggir ver’ la costa,
com’om che va, né sa dove rïesca; 132

né la nostra partita fu men tosta.
  • L’angelo nocchiero – vv. 1-51
  • Le anime dei penitenti – vv. 52-75
  • L’incontro con l’amico Casella – vv. 76-117
  • Il rimprovero di Catone – vv. 118-133

Sintesi

È l’alba, descritta con molti particolari astronomici, e già il cielo da vermiglio diventa dorato, quando ancora i due poeti si guardano intorno alla ricerca del cammino migliore da intraprendere, sulla spiaggia del monte del Purgatorio. Improvvisamente notano l’avvicinarsi di un punto luminosissimo che si muove a grande velocità, finché non riconoscono un angelo che, con la sola forza delle ali eterne ed immacolate, fa avanzare l’imbarcazione nella quale trasporta dalla foce del Tevere fino all’isola del Purgatorio le anime destinate alla redenzione. Come i due poeti, anche le anime che approdano sono spaesate.
Le anime si accorgono che Dante è ancora vivo e si accalcano attorno (come la folla fa attorno ad un uomo con un ramo d’ulivo in mano, dice Dante), e fra esse lo riconosce il musico fiorentino Casella. Si abbracciano – o cercano di farlo: Dante infatti, quasi traducendo un verso del libro VI dell’Eneide, esprime come inutilmente tenti di abbracciare quell’anima intangibile -; quindi Casella spiega perché solo ora arrivi al Purgatorio (infatti l’angelo, secondo la volontà di Dio, non accoglie sempre immediatamente le anime dei morti: ma ora che è iniziato il Giubileo egli le traghetta tutte). Dante, ricordandosi dei bei tempi, prega il musico di intonare una canzone che dia sollievo alla sua anima affannata dal viaggio attraverso l’Inferno. Casella intona una canzone del Convivio, «Amor che ne la mente mi ragiona», con tale dolcezza che tutti rimangono estasiati ad ascoltare, ma all’improvviso irrompe Catone a rimproverare le anime e a spronare verso il cammino di redenzione loro, ma implicitamente anche Dante. La folla dopo il richiamo di Catone si disperde e torna sui suoi passi.
Analisi del canto

Simile al canto precedente, la delicatissima descrizione dell’alba ci suggerisce implicitamente l’importanza del tempo nel Purgatorio, il suo essere calato in un’atmosfera in qualche modo terrena e temporale, a differenza dell’Inferno e del Paradiso: il Purgatorio infatti si trova nel mondo, ed è destinato a finire dopo il Giudizio Universale; lo scorrere del tempo è fondamentale in questo luogo, dal momento che da esso dipende la purgazione delle anime e la loro purificazione: vediamo poi che non solo conta il tempo effettivo dell’espiazione, ma quello che si trascorre nell’attesa di iniziare, come accade alle anime che aspettano nell’Antipurgatorio e a Casella stesso, a cui solo le indulgenze del Giubileo hanno permesso di essere accolto immediatamente dall’angelo nocchiero. Questo tra l’altro ci fornisce un’ulteriore conferma dell’anno nel quale si svolge la Divina Commedia, cioè il 1300.
Nonostante quest’attesa obbligata, nel canto è molto presente il motivo della velocità, soprattutto all’inizio; l’angelo appare velocissimo e altrettanto velocemente riparte, dopo che le anime si sono “gettate” sulla spiaggia al suo segnale. A questo motivo è contrapposto invece quello della lentezza, che compare non appena le anime iniziano ad indugiare presso i poeti, finché non interviene Catone a rimproverarle, introducendo un altro tema che ricorrerà spesso nel Purgatorio, e cioè quello della sollecitudine delle anime ad espiare.
Se le anime si erano attardate, è perché trattenute dalla “dolcezza” del canto di Casella, dimenticandosi del tutto del loro compito primo (v. 75, “quasi obliando d’ire a farsi belle” e v. 117, “come a nessun toccasse altro la mente”): è questa una cosa gravissima, che indica quanto queste anime siano ancora soggette alla tentazione (come si vedrà poi nel canto VIII, dove le anime dei negligenti subiscono ogni sera la tentazione del serpente), e che dimenticano i loro doveri morali distratti dalla poesia, dalla letteratura di diletto: quella stessa lirica amorosa che aveva condotto alla perdizione Paolo e Francesca, i primi peccatori incontrati nel canto V dell’Inferno. Il canto che invece gli espianti devono praticare è quello dei Salmi, come quello che appunto stavano cantando sulla barca che li trasportava: v. 46, “In exitu Israel de Aegypto”, che invoca allegoricamente la liberazione dal peccato e dalla schiavitù della condizione terrena attraverso il salmo sulla liberazione degli Ebrei dall’Egitto (come spiega Dante stesso nel Convivio e nell’Epistola a Cangrande). Altra spia simbolica potrebbe essere il canto solitario di Casella, contrapposto all’armonia con cui invece le anime cantavano, “a una voce”, il salmo. Questo ci porta anche a riflettere come la prima immagine che ci è data di queste anime sia proprio quella del coro, dell’armonia, della solidarietà: nel Purgatorio infatti le anime sono solidali tra loro – a differenza che nell’Inferno, dove invece si insultano e litigano -, e solidali con Dante, qui loro eguale ben più che nelle altre cantiche, come testimonia anche la ricorrenza di sorrisi, di abbracci, di cui il primo è proprio quello tra Dante e Casella.

[/bibl] Purgatorio – Canto secondo, //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Purgatorio_-_Canto_secondo&oldid=45062496 (in data 20 novembre 2011).[/bibl].

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