Canto XI Purgatorio – (vv 73-108) – Oderisi da Gubbio
Testo e commento del Canto XI del Purgatorio (versi 73-108)- Oderisi da Gubbio
Ascoltando chinai in giù la faccia; e un di lor, non questi che parlava, si torse sotto il peso che li ’mpaccia, 75 e videmi e conobbemi e chiamava, tenendo li occhi con fatica fisi a me che tutto chin con loro andava. 78 "Oh!", diss’io lui, "non se’ tu Oderisi, l’onor d’Agobbio e l’onor di quell’arte ch’alluminar chiamata è in Parisi?". 81 "Frate", diss’elli, "più ridon le carte che pennelleggia Franco Bolognese; l’onore è tutto or suo, e mio in parte. 84 Ben non sare’ io stato sì cortese mentre ch’io vissi, per lo gran disio de l’eccellenza ove mio core intese. 87 Di tal superbia qui si paga il fio; e ancor non sarei qui, se non fosse che, possendo peccar, mi volsi a Dio. 90 Oh vana gloria de l'umane posse! com' poco verde in su la cima dura, se non è giunta da l'etati grosse! 93 Credette Cimabue ne la pittura tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, sì che la fama di colui è scura. 96 Così ha tolto l’uno a l’altro Guido la gloria de la lingua; e forse è nato chi l’uno e l’altro caccerà del nido. 99 Non è il mondan romore altro ch’un fiato di vento, ch’or vien quinci e or vien quindi, e muta nome perché muta lato. 102 Che voce avrai tu più, se vecchia scindi da te la carne, che se fossi morto anzi che tu lasciassi il ’pappo’ e ’l ’dindi’, 105 pria che passin mill’anni? ch’è più corto spazio a l’etterno, ch’un muover di ciglia al cerchio che più tardi in cielo è torto. 108
Dante si china per ascoltare meglio ciò che Omberto sta dicendo, e nello stesso tempo con questo gesto ammette indirettamente di aver peccato di superbia in molte occasioni (confesserà il suo peccato solo nel XIII canto). Mentre sta camminando chino, viene chiamato da un’anima che, per vedere in faccia l’uomo vivo, si è scostata un poco dal masso. Si tratta di Oderisi da Gubbio, miniatore umbro. Egli si rivolge a Dante chiamandolo “frate”, ovvero fratello, ad indicare il fatto che tutti gli uomini sono figli di un unico padre.
Alle parole elogiative di Dante che lo ha riconosciuto, Oderisi risponde con modestia di non aver portato tanta gloria alla miniatura (l’arte dell'”alluminar” dal francese “enluminer”) quanta ne sta portando Franco Bolognese e si rammarica di non aver riconosciuto il suo merito in vita, accecato dal desiderio di gloria ed eccellenza. Per sua fortuna si pentì prima di morire e ora si trova in Purgatorio, invece che all’Inferno.
Poi Oderisi si lamenta di quanto sia vana la gloria raggiunta sulla terra (inanis gloria – vana gloria, considerata da Gregorio Magno il primo dei vizi capitali, che egli fa derivare tutti dalla superbia) e soprattutto la superbia umana (rievocazione del canto X). Infatti la fama è di breve durata come il colore verde in una foglia (simbolo di fragilità e caducità). Se la fama dura più a lungo è solo perché talvolta ad una età di splendore (per quanto effimero) ne succede una di rozzezza.
Come esempio della transitorietà della fama, Oderisi cita Cimabue, il quale credeva di essere il padrone nel campo della pittura e invece il suo allievo Giotto ora gode il suo presunto primato.
Oderisi cita anche lo stilnovista Guido Guinizzelli (che Dante incontrerà nel canto XXVI), al quale la fama nella poesia in lingua volgare è stata tolta da Guido Cavalcanti. Ed ora è forse già nato colui che lo farà dimenticare (probabile allusione allo stesso Dante). Tutti prima o poi sono costretti a cedere la loro fama ai posteri. La fama terrena è come il vento: prima soffia da una parte poi dall’altra, secondo i cambiamenti dei gusti e della situazione politica e sociale.
Oderisi chiede retoricamente che fama avrà un uomo che muore vecchio rispetto ad uno che muore giovane di fronte allo scorrere di 1000 anni. Dinnanzi all’eternità di Dio 1000 anni sono come un battito di ciglia (Boezio) rispetto al movimento del cielo delle Stelle fisse che impiega 360 secoli per ruotare attorno al proprio asse (iperbole che indica il divario tra le cose terrene e il concetto d’eternità dell’uomo e la creazione di Dio).
[/bibl]Purgatorio – Canto undicesimo, //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Purgatorio_-_Canto_undicesimo&oldid=42617112 (in data 21 novembre 2011).[/bibl].