Canto V Inferno – (vv 1-24) – Il secondo cerchio, Minosse
Testo e commento del Canto V dell’Inferno (versi 1-24) – Il secondo cerchio, Minosse
Così discesi del cerchio primaio giù nel secondo, che men loco cinghia e tanto più dolor, che punge a guaio. 3 Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia: essamina le colpe ne l’intrata; giudica e manda secondo ch’avvinghia. 6 Dico che quando l’anima mal nata li vien dinanzi, tutta si confessa; e quel conoscitor de le peccata 9 vede qual loco d’inferno è da essa; cignesi con la coda tante volte quantunque gradi vuol che giù sia messa. 12 Sempre dinanzi a lui ne stanno molte: vanno a vicenda ciascuna al giudizio, dicono e odono e poi son giù volte. 15 "O tu che vieni al doloroso ospizio", disse Minòs a me quando mi vide, lasciando l’atto di cotanto offizio, 18 "guarda com’entri e di cui tu ti fide; non t’inganni l’ampiezza de l’intrare!". E ’l duca mio a lui: "Perché pur gride? 21 Non impedir lo suo fatale andare: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare". 24
Dante e Virgilio giungono nel secondo cerchio, più stretto (dopotutto l’Inferno è come un imbuto con cerchi concentrici), ma molto più doloroso, tanto che i dannati sono spinti a guaire, che è verso bestiale già citato per gli ignavi (III v.22).
Qui sta Minosse orribilmente e ringhia di rabbia: egli è il giudice infernale (da Omero in poi), che giudica i dannati che gli si parano davanti, attorcigliando la sua coda attorno al corpo tante volte quanti sono i cerchi che i dannati dovranno scendere per ricevere la loro punizione (è ambiguo se la coda sia lunga da essere attorcigliata in tanti giri quanti il “girone” o se sia corta quindi piegata più volte). Quando i dannati gli si parano davanti infatti confessano tutte le loro colpe e Minosse decide, quale gran conoscitor de le peccata.
Minosse vedendo Dante interrompe il suo ufficio e lo avverte di guardarsi da come entra nell’Inferno e da chi lo guida, che non lo inganni l’ampiezza della porta infernale (come a voler dire che entrarvi è facile ma uscirne no). Virgilio allora prende subito la parola e, come aveva già fatto con Caronte, lo ammonisce a non ostacolare un viaggio voluto dal Cielo, usando le stesse identiche parole: Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole e più non dimandare.
Minosse, sebbene abbia i tratti grotteschi di un mostro ha nelle sue parole un atteggiamento regale e solenne, sparisce dalla scena senza alcun accenno da parte del poeta. Minosse inoltre è considerato un puro servitore della volontà divina.
[bibl]Inferno – Canto quinto, //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Inferno_-_Canto_quinto&oldid=44560211 (in data 7 novembre 2011).[/bibl]