Canto XXXIV Inferno – (vv 127-139) – Risalita agli antipodi dell’inferno

Testo e commento del Canto XXXIV dell’Inferno (versi 127-139)- Risalita agli antipodi dell’inferno

Luogo è là giù da Belzebù remoto
tanto quanto la tomba si distende,
che non per vista, ma per suono è noto 129

d’un ruscelletto che quivi discende
per la buca d’un sasso, ch’elli ha roso,
col corso ch’elli avvolge, e poco pende. 132

Lo duca e io per quel cammino ascoso
intrammo a ritornar nel chiaro mondo;
e sanza cura aver d’alcun riposo, 135

salimmo sù, el primo e io secondo,
tanto ch’i’ vidi de le cose belle
che porta ’l ciel, per un pertugio tondo. 138

E quindi uscimmo a riveder le stelle.



Da Belzebù quindi, continua Virgilio, c’è un luogo lungo tanto quanto la tomba (la natural burella, cioè la grotta agli antipodi per la quale Dante prende a camminare poi che s’è staccato dal pelo di Lucifero), dove si riconosce un ruscelletto dal suono, non dalla vista, che sgorga da un sasso che esso ha eroso e pende un poco. In genere questi ruscelletto viene interpretato come il Letè, che nasce nel Paradiso terrestre e che dopo aver lavato le anime del purgatorio dai ricordi delle loro colpe scorre verso il Cocito con i mali che porta, così come i fiumi infernali scorrono giù dall’altro emisfero.
Virgilio e Dante quindi attraverso quel cammino ascoso (buio, nascosto), iniziano la salita che li riporta nel chiaro mondo, senza cura di riposarsi e in fila, finché Dante non vide le cose belle / che porta il ciel da un’apertura rotonda.
« E quindi uscimmo a riveder le stelle. »
(v. 139)
Il viaggio nell’Inferno è durato 24 ore dal tramonto nella selva oscura e ne occorreranno altre 21 per risalire verso la superficie terrestre, dal mattino alla notte successiva, con l’arrivo poco prima dell’alba al monte del Purgatorio.
Si conclude l’Inferno, con la parola “stelle”, che, come nelle altre due cantiche, chiude il racconto, poiché le stelle per Dante (quali sede del Paradiso) sono il naturale destino dell’uomo e della sua voglia di conoscenza, tramite il suo sforzo a salire a guardare verso l’alto. Con i riferimenti alla chiarezza e alla luce (vv. 96, 105, 118, 134), alle cose belle e alle stelle Dante inizia a presagire il Purgatorio, dove totalmente diversa sarà la tonalità della poesia.

[/bibl] Inferno – Canto trentaquattresimo, //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Inferno_-_Canto_trentaquattresimo&oldid=44903189 (in data 20 novembre 2011).[/bibl].

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