Canto XXXIV Inferno – (vv 68-99) – Discesa dei poeti lungo il corpo di Lucifero
Testo e commento del Canto XXXIV dell’Inferno (versi 68-99)- Discesa dei poeti lungo il corpo di Lucifero
e l’altro è Cassio, che par sì membruto. Ma la notte risurge, e oramai è da partir, ché tutto avem veduto". 69 Com’a lui piacque, il collo li avvinghiai; ed el prese di tempo e loco poste, e quando l’ali fuoro aperte assai, 72 appigliò sé a le vellute coste; di vello in vello giù discese poscia tra ’l folto pelo e le gelate croste. 75 Quando noi fummo là dove la coscia si volge, a punto in sul grosso de l’anche, lo duca, con fatica e con angoscia, 78 volse la testa ov’elli avea le zanche, e aggrappossi al pel com’om che sale, sì che ’n inferno i’ credea tornar anche. 81 "Attienti ben, ché per cotali scale", disse ’l maestro, ansando com’uom lasso, "conviensi dipartir da tanto male". 84 Poi uscì fuor per lo fóro d’un sasso e puose me in su l’orlo a sedere; appresso porse a me l’accorto passo. 87 Io levai li occhi e credetti vedere Lucifero com’io l’avea lasciato, e vidili le gambe in sù tenere; 90 e s’io divenni allora travagliato, la gente grossa il pensi, che non vede qual è quel punto ch’io avea passato. 93 "Lèvati sù", disse ’l maestro, "in piede: la via è lunga e ’l cammino è malvagio, e già il sole a mezza terza riede". 96 Non era camminata di palagio là ’v’eravam, ma natural burella ch’avea mal suolo e di lume disagio. 99
Il Lucifero dantesco non interagisce minimamente con i due pellegrini, isolato nella sua inarrivabile solitudine. Durante la descrizione i due poeti si sono avvicinati fino ad arrivare al cospetto di Satana e Virgilio invita allora Dante a reggersi al suo collo e con un salto, quando le ali sono aperte in posizione favorevole, si appiglia al busto peloso del demonio e inizia a scendere di vello in vello. Arrivati al punto dove le cosce si attaccano alle anche, Virgilio, con fatica e con angoscia, si rigira volgendo la testa dove aveva i piedi e riiniziando a salire. Dante crede allora di tornare verso l’Inferno, ma, mentre il maestro gli intima di reggersi forte perché quelle sono le uniche scale per allontanarsi da tanto male, essi hanno sorpassato il centro della terra e sono entrati nell’emisfero australe, cosicché la gravità è inversa e la direzione verso la quale prima si scendeva ora è in salita.
Questa scalata tramite il principio del male può anche essere letta in senso allegorico, quale condizione necessaria di conoscenza totale prima di ascendere alla purificazione del Purgatorio.
Quindi Virgilio esce attraverso il foro di una roccia e mette lì Dante a sedere sull’orlo; successivamente dirige verso Dante il suo passo accorto, probabilmente da intendere come il salto che il maestro compie “accortamente” dal vello luciferino al punto d’appoggio roccioso.
Alzando gli occhi Dante vede con sorpresa le gambe di Lucifero capovolte, ma gli ignoranti (la gente grossa) che non hanno capito il punto da lui attraversato forse lo penserebbero anche preoccupato, secondo quanto scrive il poeta stesso.
Virgilio incita Dante a ripartire subito, che la via è lunga e ‘l cammino è malvagio (cioè difficile) e che è la mezza della terza (cioè la metà della terza parte del giorno tra le 6 e le 9 di mattina, quindi le 7,30 circa); il passaggio non era infatti un salotto (camminata, da camino) di palazzo, ma una caverna (burella) naturale, con il suolo irto e l’illuminazione fioca e disagevole.
[/bibl] Inferno – Canto trentaquattresimo, //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Inferno_-_Canto_trentaquattresimo&oldid=44903189 (in data 20 novembre 2011).[/bibl].