Canto III Purgatorio – (vv 1-45) – L’inizio della salita

Testo e commento del Canto III del Purgatorio (versi 1-45)- L’inizio della salita

Avvegna che la subitana fuga
dispergesse color per la campagna,
rivolti al monte ove ragion ne fruga, 3

i’ mi ristrinsi a la fida compagna:
e come sare’ io sanza lui corso?
chi m’avria tratto su per la montagna? 6

El mi parea da sé stesso rimorso:
o dignitosa coscïenza e netta,
come t'è picciol fallo amaro morso! 9

Quando li piedi suoi lasciar la fretta,
che l’onestade ad ogn’atto dismaga,
la mente mia, che prima era ristretta, 12

lo ’ntento rallargò, sì come vaga,
e diedi ’l viso mio incontr’al poggio
che ’nverso ’l ciel più alto si dislaga. 15

Lo sol, che dietro fiammeggiava roggio,
rotto m’era dinanzi a la figura,
ch’avëa in me de’ suoi raggi l’appoggio. 18

Io mi volsi dallato con paura
d’essere abbandonato, quand’io vidi
solo dinanzi a me la terra oscura; 21

e ’l mio conforto: "Perché pur diffidi?",
a dir mi cominciò tutto rivolto;
"non credi tu me teco e ch’io ti guidi? 24

Vespero è già colà dov’è sepolto
lo corpo dentro al quale io facea ombra;
Napoli l’ ha, e da Brandizio è tolto. 27

Ora, se innanzi a me nulla s’aombra,
non ti maravigliar più che d’i cieli
che l’uno a l’altro raggio non ingombra. 30

A sofferir tormenti, caldi e geli
simili corpi la Virtù dispone
che, come fa, non vuol ch’a noi si sveli. 33

Matto è chi spera che nostra ragione
possa trascorrer la infinita via
che tiene una sustanza in tre persone. 36

State contenti, umana gente, al quia;
ché, se potuto aveste veder tutto,
mestier non era parturir Maria; 39

e disïar vedeste sanza frutto
tai che sarebbe lor disio quetato,
ch’etternalmente è dato lor per lutto: 42

io dico d’Aristotile e di Plato
e di molt’altri"; e qui chinò la fronte,
e più non disse, e rimase turbato. 45


Dopo che le anime del purgatorio sono state rimproverate da Catone per aver tardato il cammino di espiazione per ascoltare la canzone di Casella, Dante e Virgilio vanno verso la montagna. Virgilio è ancora pieno di rimorso per l’errore che ha commesso (quello di aver ascoltato anche lui la canzone di Casella). Dante ad un tratto vede solo l’ombra sua e non quella di Virgilio e teme che il suo maestro lo abbia abbandonato ma non è cosi. Il maestro gli spiega infatti che il suo corpo che faceva ombra sta a Napoli dove fu portato da Brindisi, ossia nella sua tomba. La luce del sole, come passa per i cieli del paradiso senza trovare ostacoli, così passa attraverso i “corpi” delle anime e quindi le anime non fanno ombra. Come poi le anime, che sono immateriali, possano soffrire le pene del purgatorio e dell’inferno, questo non lo sa. Lo sa solo la virtù divina che però non vuole svelarci tutto perché se avessimo potuto saper tutto Maria non avrebbe avuto bisogno di partorire. Molti filosofi dell’antichità come Platone e Aristotele tentarono di conoscere tutto e ora il loro desiderio di conoscenza è diventato la loro pena eterna. E qui Virgilio si interrompe e turbato (perché si sente tirato in causa) non aggiunge altro.

[/bibl] Purgatorio – Canto terzo, //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Purgatorio_-_Canto_terzo&oldid=44318511 (in data 20 novembre 2011).[/bibl].

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