Etica nicomachea

Il problema morale é il problema dell’azione: come deve agire l’uomo?

La risposta per tutti i filosofi passati dipende dalla risposta che si dà al problema del fine. Ogni azione é infatti per un fine

Ogni azione é per un fine (bene) => I fini costituiscono una serie => é impossibile la serie infinita => si dà un fine (bene) ultimo, assoluto

Socrate e Platone ponevano il fine dell’uomo in qualche modo fuori dalla vita terrena e quindi trascendente la polis. Aristotele, considerando l’uomo esclusivamente terrestre dalla culla alla tomba lo vede sempre e solo nella vita complessiva della polis. E’ logico, qundi, che il bene del singolo, essendo della stessa natura del bene della collettività, debba esservi sottomesso, e la morale (che considera il bene dell’individuo) si profili come una parte della politica (che considera il bene in comune)

La politica stabilisce quali scienze si debbano coltivare nella città e da parte di chi e fino a che punto (Strategia, economia, retorica). Quindi il suo fine include quello delle altre scienze, dimodoché potrebbe identificarsi con il bene dell’uomo

Necessità (sfera delle essenze, delle forme pure): basta conoscere i principi, usando metodi deduttivo e sillogisdtico => sapere scientifico

Contingenza (forme congiunte alla materia): regno del per lo più, conoscibili attraverso il metodo induttivo => conoscenza che non supera l’ambito della probabilità

La felicità non può essere costituita

  • dal piacere che abbassa la vita umana a vita bestiale (vita guadente)
  • dalle ricchezze che hanno ragione di mezzo e non di fine (vita per gli affari)
  • dall’onore, che é in potere di chi lo rende piuttosto di chi lo riceve e che viene perseguito per persuadersi di essere buoni (vita politica)

 

Critica contro le idee di Platone

Dottrina Aristotelica

Caratteri del bene perfetto:

  • é voluto per sé
  • é autosufficiente

I due caratteri si trovano a convenire alla felicità

Definizione della felicità

L’uomo è l’unico essere che ha la ragione (é l’unica facoltà che é propria) e perciò la perfezione dell’uomo consisterà nell’esercizio della ragione e nell’esercizio razionale delle altre attività. L’esercizio di un’attività sarà tanto più perfetta quanta più perfetta é l’abitudine. => Il bene dell’uomo é attività dell’anima secondo virtù

L’attività per costituire la felicità dovrà durare tutta la vita.

Alla gente la felicità sembra consistere nella virtù, nella prudenza o nella sapienza, ma non si sbagliano del tutto perché in uno o più punti hanno ragione.

La virtù non sta nella virtù come abito, ma nell’operazione secondo virtù, poiché la felicità é atto, non potenza.

Il piacere dervia dalla virtù (in quanto uno si diletta di ciò che appetisce ed ama) e dei beni esterni, aluni sono necessari all’esercizio di alcune virtù, altri sembrano indispensabili perché uno si dica felice (ad es. non può essere felice chi ha l’aspetto deforme, chi non é di nobile natale, ci é solo o senza figli, o chi ha figli scellerati o chi ha figli buoni, ma sono morti)

La felicità può essere dono divino, ma anche no.

Se non lo é 

La virtù é in generale l’abitudine di una facoltà a compiere perfettamente gli atti suoi propri.

La virtù é propria dell’anima e non del corpo perché la felicità é attività dell’anima

Anima dell’uomo:

  • Parte razionale
  • Parte irrazionale
    • Parte vegetativa, del tutto estranea alla parte razionale
    • Parte sensitiva e appetitiva che può essere indirizzato dalla ragione

La virtù umana riguarda la parte appetitiva e la parte razionale:

  • Parte razionale: virtù dianoetiche
  • Parte appetitiva: virtù etiche

 

Scopo della politica é quello di rendere i cittadini buoni e ossequenti alle leggi.

L’uomo politico deve conoscere l’anima

Differenza tra virtù etica e dionaoetica

 Virtù dianoetica: si acquisisce con l’insegnamento

Virtù etica: si acquisisce con l’abitudine perché consiste nel modellare la passione. Queste virtù non sono innate, se si abituano ad agire in modo virtuoso sono virtuosi, altrimenti sono viziate; infatti:

  • Ciò che agisce per natura agisce in modo determinato
  • Di ciò che é naturale in noi é prima la potenza, poi l’atto, il contrario é della virtù (prima atti, poi virtù e arte)
  • I legislatori devono abituare i cittadini a fare buone azioni affinché siano buoni
  • Non si é buoni o cattivi per natura, si diventa a secondo che si compiono atti virtuosi o no

E’ indispensabile quindi l’educazione per essere avviati e indotti a compiere atti buoni

Per capire se si é acquisità un’abitudine bisogna provare a compiere atti e vedere se si prova piacere e dolore per quelle cose per cui si deve provare.

Le punizioni servono per orientare una persona a fare bene o male

Differenza tra arte e virtù

 Arte: Per fare una buona opera basta sapere quello che si fa

 Virtù: per fare buone azioni bisogna che:

  • Si sappia quello che si fa
  • Che lo si faccia liberamente e non per passione
  • Che abbia volontà costante

 

Virtù non é potenza né passione, é abito

Non é passione perché

  • Siamo detti buoni o cattivi perché abbiamo certe virtù o certi vizi
  • Le passioni nascono senza proposito, la virtù no
  • Le passioni ci muovono a una certa azione, le virtù ci dispongono invece in un certo modo

Non é potenza perché

  • Siamo detti buoni o cattivi perché abbiamo certe virtù o certi vizi
  • Le potenze sono in noi da natura, mentre le virtù provengono da esercizio

 

Le virtù si trovano in un punto preciso, nella mesotes, nel mezzo; i vizi invece hanno più punti, quelli che non sono il mezzo (coraggio tra audacia e viltà; temperanza tra intemperanza e insensibilità; liberalità tra prodigalità e avarizia)

Per trovare il giusto punto si deve:

  • Guardarsi dal vizio ad essa più contrario
  • Guardarsi da quel verso il quale siamo più proclivi (perché tendiamo al vizio)

Atto umano

Atto violento: involontario se il soggetto non agisce, ma subisce

Atto compiuto per timore: volontario, perchè nasce dall’iniziativa del soggetto

Atto per passioni: volontario

Azioni per ignoranza: involontarie, perchè ignoranza è la causa (se ne deve addolorare)

Azione con ignoranza: la causa del suo agire non è l’ignoranza, ma ad esempio l’ubriachezza che ha portato ad agire così

L’atto umano è un volontario libero.

1 commento

  1. Frontiniano scrive:

    Ho salvato Etica nicomachea tra i preferiti!

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