A Luigia Pallavicini caduta da cavallo

Introduzione

A Luigia Pallavicini caduta da cavallo è un’ode di Ugo Foscolo, pubblicata nel 1802, ma scritta nel marzo del 1800 quando la nobildonna genovese Luigia Pallavicini, nota per la sua bellezza, cadde da cavallo ferendosi e deturpandosi il volto.

L’ode è composta da diciotto strofe di sei settenari ciascuna.

Testo

I balsami beati
per te Grazie apprestino,
per te i lini odorati
che a Citerea porgeano
quando profano spino       5
le punse il piè divino,

quel dì che insana empiea
il sacro Ida di gemiti,
e col crine tergea,
e bagnava di lacrime        10
il sanguinoso petto
al ciprio giovinetto.

Or te piangon gli Amori,
te fra le Dive liguri
Regina e Diva! e fiori        15
votivi all’ara portano
d’onde il grand’arco suona
del figlio di Latona.

E te chiama la danza
ove l’aure portavano        20
insolita fragranza,
allor che, a’ nodi indocile,
la chioma al roseo braccio
ti fu gentile impaccio.

Tal nel lavacro immersa,    25
che fiori, dall’inachio
clivo cadendo, versa,
Palla i dall’elmo liberi
crin su la man che gronda
contien fuori dell’onda       30

Armonïosi accenti
dal tuo labbro volavano,
e dagli occhi ridenti
taluceano di Venere
i disdegni e le paci,         35
la speme, il pianto, e i baci.

De! perché hai le gentili
forme e l’ingegno docile
vôlto a studj virili?
Perché non dell’Aonie      40
seguivi, incauta, l’arte,
ma i ludi aspri di Marte?

Invan presaghi i venti
il polveroso agghiacciano
petto, e le reni ardenti      45
dell’inquïeto alipede,
ed irritante il morso
accresce impeto al corso.

Ardon gli sguardi, fuma
la bocca, agita l’ardua       50
testa, vola la spuma,
ed i manti volubili
lorda, e l’incerto freno,
ed il candido seno;

e il sudor piove, e i crini     55
sul collo irti svolazzano;
suonan gli antri marini
allo incalzato scalpito
della zampa, che caccia
polve e sassi in sua traccia. 60

Già dal lito si slancia
sordo ai clamori e al fremito;
già già fino alla pancia
nuota::: e ingorde si gonfiano
non più memori l’acque       65
che una Dea da lor nacque.

Se non che il re dell’onde
dolente ancor d’Ippolito
surse per le profonde
vie dal tirreno talamo,        70
e respinse il furente
col cenno onnipotente.

Quel dal flutto arretrosse
ricalcitrando e, orribile!
sovra l’anche rizzosse;       75
scuote l’arcion, te misera
su la pietrosa riva
strascinando mal viva.

Pera chi osò primiero
discortese commettere       80
a infedele corsiero
l’agil fianco femmineo,
e aprì con rio consiglio
novo a beltà periglio!

Ché or non vedrei le rose    85
del tuo volto sì languide;
non le luci amorose
spiar ne’ guardi medici
speranza lusinghiera
della beltà primiera.        90

Di Cinzia il cocchio aurato
le cerve un dì traeano,
ma al ferino ululato
per terrore insanirono,
e dalla rupe etnea        95
precipitàr la Dea.

Gioìan d’invido riso
le abitatrici empie,
perché l’eterno viso,
silenzïoso e pallido,         100
cinto apparia d’un velo
ai conviti del cielo.

Me ben piansero il giorno
che dalle danze efesie
lieta facea ritorno         105
fra le devote vergini,
e al ciel salì più bella
di Febo la sorella.

Commento

Luigia Pallavicini è una bellissima donna ma data la sua caduta da cavallo, ella si vergogna e decide di non mostrarsi più al pubblico.

Il poeta si rivolge alle Grazie perché portino alla donna ferita i balsami e i lini (usati per Venere punta da uno spino il giorno che piangeva Adone morto) per risanarla.

Gli Amori piangono per essa ed offrono voti ad Apollo perché ella guarisca e possa ritornare presto alle danze.

Il poeta, dopo essersi rammaricato che la donna non si sia data alla poesia ma abbia scelto occupazioni virili, racconta quanto accaduto quel triste giorno. Il vento e il morso tentarono inutilmente di frenare il cavallo imbizzarrito che correndo impaurito si lanciò verso il mare.

Ma mentre le onde stavano per inghiottirlo, Nettuno intervenne e respinse dal mare l’animale che arretrando si impennò rovesciando dall’arcione la bella donna trascinandola sulla strada lastricata di sassi.

Il poeta, a questo punto, maledice chi ha insegnato alle donne l’arte del cavalcare ma spera e prega che alla sua amica tocchi la sorte di Diana che caduta dal cocchio ne ebbe il viso rovinato ma che poté in seguito ritornare lieta tra le sue ninfe dalle feste di Efeso e salire, più bella di prima, al cielo.

A Luigia Pallavicini caduta da cavallo, http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=A_Luigia_Pallavicini_caduta_da_cavallo&oldid=24319533 (in data 9 gennaio 2010).
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