Prima Guerra Mondiale
L’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria, fu l’atto che destabilizzò i precari rapporti tra gli stati europei.
L’Austria, assicuratosi l’appoggio della Germania, inviò un ultimatum inaccettabile alla Serbia che prevedeva l’avvio di indagini sull’attentato con la polizia serba, violando così la sovranità dello stato.
La Serbia respinse l’ultimatum. La Russia ordinò la mobilizzazione e l’attivazione del reclutamento. La Germania chiese la sospensione del reclutamento, la Russia rifiutò.
L’Inghilterra avviò tentativi diplomatici per delimitare la crisi poiché non era pronta ad una guerra e cercava di mantenere quello stato a lei favorevole.
L’Italia si dichiarò neutrale giustificando la sua neutralità con il carattere difensivo della Triplice Alleanza e sul fatto che avrebbe dovuto essere stata avvertita prima. L’impero turco-ottomano si schierò contro il progetto panserbo a fianco degli imperi centrali.
La Germania puntò ad una guerra lampo battendo dapprima la Francia per poi impegnarsi sul fronte russo che doveva ancora essere mobilitato. La Germania attaccò la Francia violando la neutralità del Belgio e del Lussemburgo. Ben presto la guerra si trasformò sul fronte occidentale, sulla Marna sul fiume Aisne, in guerra di posizione.
Dopo un mese di operazioni, la guerra attraversò un lungo periodo di stallo.
L’Italia era impreparata per un conflitto (arretratezza dello Stato maggiore). In Italia si costituirono due schieramenti: il fronte neutralista (parlamento) e il fronte interventista (Re, gli ambienti di corte ed alti generali).
Fronte interventista vs neutralista
Il fronte interventista comprendeva diversi gruppi: i nazionalisti (Corradini, G.D’Annunzio) che vedevano nella guerra un’occasione per riscattarsi dalla posizione di “Italietta di provincia”; gli irredentisti che vedevano in questa guerra una quarta guerra d’indipendenza (Cesare Battisti);i sindacalisti rivoluzionari che vedevano la guerra come un potente acceleratore della storia in grado di servire la causa del socialismo e della rivoluzione; i proprietari dell’industria pesante e degli armamenti che sebbene fossero una minoranza ebbero il sopravvento attraverso una propaganda martellante.
Il fronte neutralista comprendeva Giolitti che suggerì di mercanteggiare la neutralità con le terre irredente e la possibilità di trarre vantaggio economico diventando fornitore dei paesi in guerra, i socialisti riformisti (Turati), il mondo cattolico che voleva scongiurare un’inutile strage e i ceti popolari.
I giornali si divisero: il Corriere della Sera si schierò per l’interventismo e la Stampa per il neutralismo.
Nel maggio 1915 si vissero le “radiose giornate di maggio”, caratterizzate dall’esplosione nazionalistica e con esse si inaugurava la pericolosa tradizione di masse di cittadini disposte ad appoggiare politiche di estrema destra che disprezzavano le procedure democratiche e parlamentari.
Cause economiche
Per gli storici marxisti furono proprio le cause economiche che ebbero il ruolo più importante nello scoppio della Prima Guerra Mondiale.
La crescita del capitalismo sfocia necessariamente nell’imperialismo cioè nella ricerca di nuovi mercati e nuove risorse, anche Lenin avvalora questa ipotesi, infatti nel “L’imperialismo fase suprema del capitalismo” afferma che l’imperialismo era il risultato del capitalismo giunto ad una fase caratterizzata dal dominio dei monopoli e del capitale finanziario con la quale ebbe inizio la ripartizione del mondo tra le più grandi potenze capitalistiche.
Logica conseguenza è l’emergere di gravissimi attriti tra le nuove potenze: la Germania, la Francia e l’Inghilterra.
La Germania rappresenta la nazione più forte d’Europa ed è uno stato giovane in grande espansione demografica. Primeggiava nella produzione industriale e ambiva ad ampliare il proprio spazio vitale conquistando colonie, aprendo nuovi mercati ed attingendo a nuove fonti di materie prime.
Si genera quindi una situazione di grave tensione nell’ambito delle colonie.
Inoltre, le industrie pesanti e degli armamenti premono affinché i governi adottino politiche bellicose.
Si apre una vera propria corsa agli armamenti, in cui si manifestano gara aperta tra Germania e Inghilterra.
Cause storico-politiche
Nel cuore d’Europa l’Impero austro-ungarico costituiva un’area strutturalmente instabile poiché era costituito da almeno dieci nazionalità.
Al suo interno si erano formati movimenti irredentistici (irredentismo slavo, rinato a causa dello sfacelo dell’Impero ottomano e irredentismo tridentino nel Trentino, nel Friuli, Venezia Giulia) Per questo motivo lo storico Lafore lo definì la lunga miccia
Il progressivo indebolimento dell’impero turco ottomano rende più acuta la crisi dell’area balcanica.
I balcani furono per questo definiti la “polveriera d’Europa”
L’impero turco ottomano era chiamato il “grande malato” e “il gigante dai piedi d’argilla”
La Germania è la nazione più forte d’Europa ed è uno stato giovane in grande espansione demografica. Primeggiava nella produzione industriale, possedeva il miglior armato e addestrato, ambiva ad ampliare il proprio spazio vitale conquistando colonie, aprendo nuovi mercati ed attingendo a nuove fonti di materie prime; ma le sue mire espansionistiche incontravano l’ostilità di Francia e Inghilterra che dominavano in campo coloniale.
Si genera quindi una situazione di grave tensione nell’ambito delle colonie. La Francia si trovava in una fase di stagnazione e la Germania sottolineava come un’ingiustizia lo squilibrio fra imperi coloniali e nuovi rapporti di forza tra l’Europa.
I rapporti tra Francia e Germania sono turbati anche dall’irredentismo francese in Alsazia e in Lorena (zone di confine annesse nel 1870 dalla Germania in seguito alla guerra franco-prussiana)
Anche l’Italia aspirava ad espandersi nei Balcani (Istria e Dalmazia) dopo l’annessione, da parte dell’Austria, della Bosnia Erzegovina (1908), avvenuta senza alcun compenso per l’Italia come prevedeva la Triplice Alleanza. L’Europa era divisa in blocchi di alleanze contrapposte, la Triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia, Russia) e la Triplice Alleanza (Italia, Germania e Austria) che esprimevano la radicalizzazione dei rapporti internazionali
La Germania si sentiva accerchiata dalla Russia e dalla Francia
L’Inghilterra era turbata dalla minaccia a suo predominio sui mari, costituita dal progressivo rafforzamento della flotta tedesca
Revanchismo della Francia sulla Germania che l’aveva umiliata nella guerra franco prussiana
Aspirazione egemonica da parte della Germania Guglielmina e l’imperatore era soprannominato “signore della guerra”
Prima Guerra Mondiale (appunto n°2)
L’esplosione della polveriera balcanica
Nei primi anni del XX secolo la crisi che attraversava l’impero ottomano si aggravò a causa di una crescente opposizione politica interna capeggiata dal movimento Giovani Turchi che:
• Chiedevano la modernizzazione dello stato
• La trasformazione dello stato in monarchia.
Da questa situazione ne approfittarono le potenze europee e i popoli balcanici per riaccendere gravi conflitti con lo scopo di controllare un’area così importante per i commerci internazionali a danno dei Turchi o degli stai confinanti. In seguito alle guerre balcaniche l’impero ottomano persi tutti i suoi possedimenti europei e una nuova potenza, la Serbia , con l’appoggio della Russia, cercava uno sbocco a sud del mar Adriatico.
La rottura dell’equilibrio internazionale
Nel 1914 a Sarajevo fu ucciso in un attentato Francesco Ferdinando , l’erede asburgico. L’Austria con l’appoggio della Germania, dichiarò guerra ala Serbia.
Le cause immediate della guerra furono:
• La crisi balcanica
• L’attentato a Sarajevo
In realtà già alla fine dell’Ottocento l’equilibrio europeo, basato su alleanze diplomatiche, era già compromesso. Inoltre l’Inghilterra, incalzata dalla Germania, abbandonava la sua neutralità. All’inizio del Novecento il nuovo quadro politico era caratterizzato dalla sfida delle potenze europee per la supremazia culturale, razziale, economico e militare. La corsa agli armamenti non faceva che accentuare la competizione tra gli strati e nello stesso tempo costituiva un’occasione di grandi guadagni per gli industriali. La rottura dell’equilibrio europeo aveva portato alla formazione di due blocchi contrapposti:
• Gli imperi centrali (Germania e Austria) che con l’Italia avevano creato la Triplice Alleanza
• La Francia, la Russia e l’Inghilterra (Triplice Intesa)
La Russia si schierò a favore della Serbia, allora la Germania dichiarò guerra alla Russia e alla Francia. Anche la Gran Bretagna, con il sostegno del Giappone, appoggiò le sue alleate. Dal conflitto balcanico si era passati alla prima guerra mondiale.
L’opinione pubblica era stata preparata allo scontro dalla propaganda e dalla stampa che avevano diffusi sentimenti nazionalistici ed esaltato l’eroismo patriottico.
Francia (x l’Alsazia e la Lorena) <-> Germania
Germania (pangermanesimo) -> egemonia sull’Europa
Russia (panslavismo) -> egemonia sull’Europa orientale
Gran Bretagna (liberale e anglosassone) -> Germania (unni e barbarie)
Una guerra mondiale
Opinioni contrastanti sulla guerra e la propaganda nazionalista impedirono ai movimenti operai, socialisti e cattolici, di ostacolare le decisioni delle classi dirigenti.
Immediatamente la guerra assunse una portata mondiale, perché Turchia e Bulgaria si allearono con gli imperi centrali, mentre Serbia, Montenegro, Italia, Portogallo, Romania, Stati Uniti, Grecia, Cina con l’Intesa. Anche i popoli delle colonie furono coinvolti non per conquistare, ma per sconfiggere il nemico. Il numero dei soldati e dei caduti fu impressionante e questa guerra 1914-1918 sarà ricordata come la grande guerra.
L’inizio delle operazioni belliche
I tedeschi avevano pensato di invadere velocemente (guerra-lampo) la Francia attraverso il Belgio (neutrale) e contando sulla sorpresa perché i Francesi temevano un attacco al confine con la Germania. Il Belgio oppose resistenza e ciò permise ai Francesi di organizzare la difesa con l’aiuto degli inglesi. Tuttavia i tedeschi avanzavano verso Parigi, finché le truppe anglo-francesi riuscirono a respingerli e a fermarli sulla Marma.
L’Italia in guerra
Nel 1914 l’Italia rimase neutrale perché il patto della Triplice Alleanza con Austria e Germania era difensiva cioè prevedeva l’intervento italiano solo in caso di aggressione. Nel paese esistevano diverse opinioni: neutralisti (socialisti, liberali, cattolici) contrari alla guerra, gli interventisti che ritenevano che la guerra un’occasione per conquistare le terre irredente (regioni ancora in mano all’Austria), i nazionalisti favorevoli per imporre la supremazia italiana. Il fronte interventista era minoritario, ma sostenuto da giornali e da gruppi organici. IL governo e il re restarono indecisi finché nel 26 aprile del 1915 firmarono il patto di Londra che prevedeva l’entrata in guerra a fianco della Francia, Gran Bretagna e Russia in cambio del Trentino e del Tirolo Sud, della Venezia Giulia, dell’Istria e di parte della Dalmazia.
L’esercito italiano era numeroso, ma poco organizzato e guidato da Cadorna, dopo un attacco iniziale si arenò nelle trincee e fu bloccato sul Carso
Il fronte orientale
L’esercito tedesco e austriaco, schierato dai Carpazi alla Prussica Est, riuscì a fermare i Russi sconfiggendoli a Tannenberg e ai Laghi Masuri. Poi puntarono verso la Polonia e nelle vicinanze di Minsk si fermarono iniziando anche qui la logorante guerra di posizione. Nel frattempo la Russia viveva un periodo di tensione dovuto al crollo delle industrie, delle comunicazioni e della scarsità di viveri.
I massacri del 1915
La guerra si trovava in un punto morto in quanto gli eserciti si fronteggiavano senza risultati definitivi. L’attacco tedesco a Verdum durata 5 mesi e quella francese sul fiume Somme ebbero come risultato il numero enorme di caduti.
Questi massacri impressionarono l’opinione pubblica e i soldati, costretti in condizioni disumane, incominciarono a manifestare un tale malessere da portare addirittura alla diserzione.
L’opinione pubblica
All’interno dei paesi belligeranti si manifestavano sentimenti pacifisti. Il papa Benedetto XV chiese di risolvere le controversie mediante accordi pacifisti, ma senza esito. I socialisti che, inizialmente avevano solidarizzato i rispettivi governi, si schierarono a favore della cessazione della guerra in cui milioni di proletari erano morti per supremazia o per interessi economici.
Il malcontento si diffondeva tra la popolazione che dovette sopportare sacrifici pesantissimi causati dalla mancanza di cibo conseguente al blocco quasi totale del commercio marittimo e dal rialzo dei prezzi. Moltissime donne dovettero sostituire gli uomini affinché la vita collettiva e la produzione continuassero.
La svolta del 1917
Nel 1917 la Russia uscì dal conflitto a causa dei problemi interni, ma entrarono gli Stati Uniti in aiuto all’Intesa per motivi ideologici, ma anche economici.
La Russia in rivolta
Il malcontento e i ricorrenti scioperi costrinsero Nicola II ad abdicare.
Il potere passò al governo provvisorio (parlamento) e dal soviet di Pietrogrado (consiglio dei rappresentanti degli operai e dei soldati) che intendevano porre fine alla guerra e instaurare una repubblica democratica, ma con indirizzi politici diversi.
Governo provvisorio – > Moderato, voleva stato liberale democratico di modello
occidentale
Soviet – > Costituito dai rivoluzionari bolscevichi con a capo Lenin con dittatura del
proletariato
I bolscevichi al potere
Il governo provvisorio decise di continuare la guerra, ma l’offensiva fu un disastro. Ne approfittarono i bolscevichi per rovesciare il governo con un’insurrezione armata e portare Lenin al potere. Egli concluse la pace di Brest-Litovsk che imponeva la cessione di ampi territori (Germania, Polonia, Lituania). IN seguito nazionalizzò le industrie e le banche, promise la confisca delle terre dei proletariati e la distribuzione ai contadini e si scagliò contro i nobili e i borghesi. Tuttavia non vinse le elezioni per l’assemblea costituente, ma non rinunciò e instaurò un regime dittatoriale. L’opposizione al regime socialista sfociò in una guerra civile, l’Armata rossa (esercito rivoluzionario) si scontrò con le armate bianche (borghesi o fedeli allo zar). Vinsero i bolscevichi grazie all’approccio dei proletariati, ma il costo umano fu elevatissimo.
La fine della Grande Guerra
Per precedere lo sbarco delle truppe americane, i tedeschi sferrarono un massiccio attacco sul fronte italiano vincendo a Caporetto.
Gli italiani indietreggiarono fino al Piave dove bloccarono il nemico. Questo fu possibile grazie alla promessa di terra ai contadini (in seguito non mantenuta) alla ricostruzione di reggimenti congegnissimi alla solidarietà nazionale. Con l’arrivo degli Americani ebbe inizio la grande offensiva e i tedeschi furono battuti vicino ad Amiens. Gli Italiani ripresero l’iniziativa e vinsero a Vittorio Veneto. L’Austria e la Germania firmarono gli armistizi con l’Intesa in cui aspirando ad un mondo libero e pacifico si propugnava la libertà di commercio, la riduzione degli armamenti, il diritto dei popoli a scegliersi il proprio destino, la costruzione di un organismo internazionale per risolvere pacificamente le controversie (la società delle nazioni).
La nuova Europa
Al termine della guerra non esistevano più l’impero Asburgico, Russo e Turco sostituiti con repubbliche democratiche. Con la pace di Versailles si dovette dare all’Europa un nuovo assetto politico e territoriale. A questo scopo Wilson, sostenitore dell’autodeterminazione dei popoli identificò 14 punti. Le nazioni vittoriose non erano però disposte a rinunciare alle proprie rivendicazioni e alla supremazia. Alla fine nessuno fu soddisfatto. La Germania cedette alla Francia l’Alsazia e la Lorena, la Slesia alla Polonia e accettò l’occupazione della Renania e della Saar. L’Austria si ridusse ad un piccolo paese circondato da Ungheria, Cecoslovacchia e Jugoslava. L’impero ottomano fu diviso tra Francia e Gran Bretagna
Una pace con molte ombre
Fra le popolazioni vincitrici dilagava il malcontento perché i risultati non sembravano proporzionati ai disagi sopportati. I nazionalisti italiani lamentavano la mancata annessione di Fiume e della Dalmazia.
Nonostante che quasi tutti gli stati avessero abbracciato il sistema rappresentativo parlamentare, i germi del nazionalismo costituivano un pericolo per la libertà. In America Wilson fu sostituito da Harding che sottoscrisse il trattato di Versailles e rifiutò la società delle nazioni, scegliendo l’isolazionismo (disinteresse verso le questioni europee)