Canto XXIII Inferno- (vv 127-148) – Le menzogne del diavolo

Testo e commento del Canto XXIII dell’Inferno (versi 127-148)-Le menzogne del diavolo

Poscia drizzò al frate cotal voce:
"Non vi dispiaccia, se vi lece, dirci
s’a la man destra giace alcuna foce 129

onde noi amendue possiamo uscirci,
sanza costrigner de li angeli neri
che vegnan d’esto fondo a dipartirci". 132

Rispuose adunque: "Più che tu non speri
s’appressa un sasso che da la gran cerchia
si move e varca tutt’i vallon feri, 135

salvo che ’n questo è rotto e nol coperchia;
montar potrete su per la ruina,
che giace in costa e nel fondo soperchia". 138

Lo duca stette un poco a testa china;
poi disse: "Mal contava la bisogna
colui che i peccator di qua uncina". 141

E ’l frate: "Io udi’ già dire a Bologna
del diavol vizi assai, tra ’ quali udi’
ch’elli è bugiardo e padre di menzogna". 144

Appresso il duca a gran passi sen gì,
turbato un poco d’ira nel sembiante;
ond’io da li ’ncarcati mi parti’ 147

dietro a le poste de le care piante.



Virgilio chiede allora al frate se ci sia un modo di uscire a destra da questa bolgia, perché a sinistra essi non possono tornare per via di essere ricercati da “li angeli neri”, cioè i Malebranche; Catalano risponde allora che non lontano c’è un sasso che si è distaccato dal ponte che attraversava tutti i valloni di questo cerchio, essendo tutti i ponti su questa bolgia staccatisi e quindi non coperchiano cioè non la coprono in nessun punto. Virgilio resta un po’ a testa china poi dice: “Mal contava la bisogna / colui che i peccator di qua uncina” (vv. 140-141), cioè ci raccontò male la cosa colui che uncina i peccatori di là (Malacoda).
A questo punto riappare l’atmosfera comica della precedente bolgia, dove Catalano rivela a Virgilio di essere stato imbrogliato arrivando a canzonarlo per la sua ingenuità: “”Io udi’ già dire a Bologna / del diavol vizi assai, tra ‘ quali udì / ch’elli è bugiardo e padre di menzogna” (vv. 142-144), cioè che egli sentì dire nella dotta Bologna, che il diavolo è padre di menzogna, sottintendendo sarcasticamente che per sapere una banalità tale che non serve certo andare all’Università di Bologna.
Virgilio incassa il colpo in silenzio (importante è il significato allegorico della Ragione che si può far ingannare dalla frode, soprattutto quando questa è così grossolana e inutile) e se ne va a grandi passi con fare un po’ irato, mentre Dante gli corre dietro, sulle care piante, cioè seguendo le sue impronte. Si chiude così con un finale a sorpresa, che fa ripensare sotto tutt’altra luce all’intero episodio, la commedia dei diavoli.

[bibl]Inferno – Canto ventitreesimo, //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Inferno_-_Canto_ventitreesimo&oldid=41205359 (in data 14 novembre 2011).[/bibl]

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