Canto VII Inferno – (vv 67-99) – La fortuna
Testo e commento del Canto VII dell’Inferno (versi 67-99) – La fortuna
"Maestro mio", diss’io, "or mi dì anche: questa fortuna di che tu mi tocche, che è, che i ben del mondo ha sì tra branche?". 69 E quelli a me: "Oh creature sciocche, quanta ignoranza è quella che v’offende! Or vo’ che tu mia sentenza ne ’mbocche. 72 Colui lo cui saver tutto trascende, fece li cieli e diè lor chi conduce sì, ch’ogne parte ad ogne parte splende, 75 distribuendo igualmente la luce. Similemente a li splendor mondani ordinò general ministra e duce 78 che permutasse a tempo li ben vani di gente in gente e d’uno in altro sangue, oltre la difension d’i senni umani; 81 per ch’una gente impera e l’altra langue, seguendo lo giudicio di costei, che è occulto come in erba l’angue. 84 Vostro saver non ha contasto a lei: questa provede, giudica, e persegue suo regno come il loro li altri dèi. 87 Le sue permutazion non hanno triegue: necessità la fa esser veloce; sì spesso vien chi vicenda consegue. 90 Quest’è colei ch’è tanto posta in croce pur da color che le dovrien dar lode, dandole biasmo a torto e mala voce; 93 ma ella s’è beata e ciò non ode: con l’altre prime creature lieta volve sua spera e beata si gode. 96 Or discendiamo omai a maggior pieta; già ogne stella cade che saliva quand’io mi mossi, e ’l troppo star si vieta". 99
Una citazione da parte di Virgilio circa la fugacità (“la corta buffa”, letteralmente la breve ventata) dei beni materiali che sono legati alla fortuna, per i quali l’umanità si azzuffa, fa introdurre appunto il tema della fortuna stessa. Dante chiede chi o che cosa sia questa entità che tiene in mano i beni del mondo, e Virgilio si prodiga in una spiegazione, che associa la fortuna alle altre entità celesti che muovono i cieli: essa ha il dovere di muovere i beni terreni ed il suo giudizio è “occulto”, imperscrutabile, come i serpentelli (“l’angue”, v. 84) che strisciano nascosti nell’erba. Molti la maledicono, anche se dovrebbero ringraziarla, ma essa è una creatura beata e non ode certe imprecazioni: sta con le altre creature celesti, gira la sua sfera lieta e beatamente gode della sua condizione.
Questo passo è un primo esempio di poesia di carattere didascalico e dottrinale, che diventerà ben più frequente soprattutto nelle prossime cantiche.
Prima di proseguire il cammino Virgilio fa notare come le stelle stiano tramontando rispetto a quando sono partiti (dalla “selva oscura”), quindi sia circa mezzanotte.
[bibl]Inferno – Canto settimo, //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Inferno_-_Canto_settimo&oldid=42494136 (in data 7 novembre 2011).[/bibl]