Niccolò Cusano
Niccolò Cusano
(Niccolò Chrupffs o Krebs, detto Cusano dal paese di origine)
• Fu il maggiore dei platonici rinascimentali. I platonici vedevano in Platone il rappresentante della più alta sapienza religiosa dell’antichità e quindi nel ritorno a Platone la via di un rinnovamento religioso.
• Era un mistico cioè credeva di poter arrivare a Dio, stabilendo un rapporto diretto con uno slancio irrazionale dell’anima.
• Fu il primo a dire che la conoscenza intuitiva era migliore di quella razionale, perché va oltre il finito.
Le sue opere principali sono:
• La dotta ignoranza
• Le congetture
• L’idiota
• Il gioco della palla
• Il “De docta ignoranza” è un’opera di carattere gnoseologico perciò studia il percorso conoscitivo e i suoi limiti.
• L’ignoranza è “docta” poiché vi è una consapevolezza dei propri limiti (Socrate: “So di non sapere”) e “ignoranza” poiché l’uomo non può conoscere Dio.
Secondo Cusano, possiamo conoscere solo ciò che ha una certa proporzione con ciò che già conosciamo. Quando l’uomo cerca di conoscere Dio non ci riesce perché l’uomo e Dio sono misure incommensurabili, troppo eterogenee.
La nostra conoscenza parte dai sensi e i dati vengono elaborati dalla ragione, che è in grado di operare su cose ben distinte: la ragione opera tra distinti e finiti.
Dio è infinito, molteplice perciò la ragione è impotente, infatti all’infinito tutto coincide: “Coincidentia oppositorum”(unità e conciliazione di tutte le determinazioni opposte della realtà: del massimo, del minimo, della creazione, del mondo creato, dell’unità e della molteplicità etc.).
L’infinitamente grande e piccolo all’infinito coincidono.
Cusano sostiene che la distanza conoscitiva può essere colmata su un altro piano: dalle opere di Dio, dall’infinità di esseri finiti (dal creato).
Dio è l’infinità contratta, l’universo un’infinità esplicata.
Se la causa dell’universo è infinta, l’effetto sarà infinito e vi saranno nuove prospettive:
L’universo sarà della stessa materia, omogenea
L’uomo sarà proiettato nell’infinito
Vengono meno le certezze
Non vi è più differenza tra sostanza celeste (o etere) e sostanza composta dai quattro elementi (separazione stabilita da Aristotele)
Il mondo non ha un centro e una circonferenza altrimenti al di fuori di questa circonferenza esisterebbe altro spazio, vuoto di realtà, mentre tutto il mondo comprende tutto lo spazio e tutta la realtà.
Il mondo è privo di confini e di limiti
In un’operetta “Gioco della palla” Cusano teorizza il principio di inerzia (impetus) sostenendo che i corpi se ricevono una spinta, questi continuano a muoversi anche senza il motore che lo ha messo in moto perché il corpo assorbe quella forza e la meccanica di Leonardo da Vinci desunse proprio da Cusano la sua ispirazione.
La questione aperta sul problema dell’intelletto attivo
I Rinascimentali si applicarono sul problema lasciato incompiuto da Aristotele. Era da decidere e spiegare come si collocava e in che rapporto stava con l’uomo.
Averroè disse che era unico, separato, immortale e che illuminava la mente dell’uomo.
San Tommaso sostenne che l’intelletto attivo immortale è presente nell’uomo e costituisce quel quid con la parte immortale dell’uomo.
I Rinascimentali dissero che l’anima naturale dava vita al corpo, ma che era anche destinata morire insieme ad esso.
La teoria della doppia verità
Gli Aristotelici rinascimentali enunciarono anche la teoria della doppia verità. Procedendo nella ricerca, gli studiosi si trovarono di fronte a verità in contrasto con quelle sostenute dalla Chiesa e per sfuggire all’Inquisizione iniziarono a sostenere che esisteva una verità di fede e una di ragione. Un esempio curioso che testimonia questa necessità è la tesi astronomica elaborata da Tycho Brahe che concilia le tesi sostenute dalla Chiesa e quelle riconosciute dalla scienza.