Seconda prova socio psico pedagogico 2010

Seconda prova 2010 – Lingua straniera

La seconda prova di maturità di quest’anno (23 giugno 2010) prevista per gli studenti del liceo socio psico pedagogico è lingua straniera.

Il testo della prova è il seguente:

Testo:

BRP1 – ESAME DI STATO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE
CORSO SPERIMENTALE – Progetto “BROCCA”

Indirizzo: SOCIO – PSICO – PEDAGOGICO
Tema di: PEDAGOGIA

Il candidato svolga, a scelta, due dei seguenti temi proposti:

I

«Esiste una vocazione? E se esiste è qualcosa che ci indica una professione specifica o è piuttosto una propensione, un interesse, una attrazione verso un campo di attività? E come facciamo a riconoscerla, a trovarla? Alcuni hanno una vocazione specifica. Di solito quando c’è una tradizione familiare musicale o artistica o in una impresa che esiste da diverse generazioni. Ma il più delle volte la vocazione si presenta come interesse verso un certo campo di attività.
A quindici anni io volevo “studiare l’animo umano”. Ma era una aspirazione vaga che poi ho realizzato cambiando più volte strada e attraverso diverse professioni: lo psicologo, il sociologo, il professore universitario, lo scrittore. Sempre in base alle mie esperienze posso inoltre dire che quando uno ha una forte motivazione finisce sempre per trovare la sua strada. Perché impara, diventa bravo e sono gli altri che gli fanno proposte, gli chiedono di svolgere una attività utile. Ma non tutti hanno una vocazione precoce.
Molti ragazzi sono incerti, non si sentono attratti da nulla in particolare, si disperdono in cento attività superficiali, si fanno trascinare qua e là dagli amici. Per aiutarli bisogna inserirli in strutture definite, con attività regolari. […]
Per scoprire la vocazione di un ragazzo servono i test attitudinali ma occorre anche una persona saggia che stia con lui, che gli parli e scopra quali sono i suoi desideri, le sue aspirazioni più forti. Infine sono decisivi gli incontri umani, le esperienze concrete in cui ci rendiamo conto se quella è veramente la nostra strada. Pensiamo a Michelangelo quando ha potuto frequentare Lorenzo il Magnifico, a Leonardo quando ha messo piede nella bottega del Verrocchio, a Freud quando ha incontrato lo psichiatra Charcot. Questi sono esempi famosi, ma, in realtà, ciascuno di noi può incontrare il suo Verrocchio o il suo Charcot.
L’importante è essere pronti all’incontro.»
F. ALBERONI, Come si può scoprire la vera vocazione dei ragazzi, in “Corriere della Sera”, 25/05/2009

Il candidato rifletta sull’argomento del brano sopra riportato e fornisca la sua risposta alle seguenti questioni:
• che cosa si intende per vocazione?
• quale rapporto intercorre fra processo formativo e vocazione?
• come si realizza la scoperta della propria vocazione?
• quale rapporto intercorre tra vocazione e professione?

II

«Nel caso di un libro sulla funzione educativa, comunque, l’ottimismo mi sembra di rigore: cioè, credo sia l’unico atteggiamento rigoroso. Vediamo: tu stessa, amica maestra, io che, come te, sono un insegnante, e qualunque altro docente, possiamo essere, da un punto di vista ideologico o metafisico, profondamente pessimisti. Possiamo essere convinti della onnipotente cattiveria o della triste stupidità del sistema, della diabolica microfisica del potere, della sterilità a medio o lungo termine di ogni sforzo umano e del fatto che, come disse un poeta, “le nostre vite sono fiumi che vanno a dissolversi nel mare della morte”. Insomma: qualunque cosa, purché sia scoraggiante. Come individui e come cittadini abbiamo il sacrosanto diritto di vedere ogni cosa nel colore tipico delle formiche e di un gran numero di vecchi telefoni, vale a dire molto nero. Ma come educatori non ci resta che l’ottimismo, così come chi fa del nuoto, per praticarlo, ha bisogno di un ambiente liquido. Chi non vuole bagnarsi, deve abbandonare il nuoto; chi prova repulsione per l’ottimismo, deve lasciar perdere l’insegnamento, senza pretendere di pensare in che cosa consiste l’educazione. Perché educare è credere nella perfettibilità umana, nell’innata capacità di apprendere e nel suo intrinseco desiderio di sapere, nel fatto che ci sono cose (simboli, tecniche, valori, memorie, fatti …) che possono essere conosciute e meritano di esserlo, e che noi uomini possiamo migliorarci vicendevolmente per mezzo della conoscenza. Di tutte queste convinzioni ottimistiche si può ben diffidare in privato, ma nel momento in cui si cerca di educare o di capire in che cosa consiste l’educazione, non resta che accettarle. Con autentico pessimismo si può scrivere contro l’istruzione, ma l’ottimismo è imprescindibile per potervisi dedicare … ed esercitarla. I pessimisti possono essere bravi domatori, ma non bravi maestri».
F. SAVATER, A mia madre mia prima maestra, Bari 2004

Il candidato esponga le sue riflessioni sul testo sopra riportato e si soffermi, in particolare, sulle seguenti questioni:
• nel contesto pedagogico vale il famoso dualismo pessimismo della ragione ed ottimismo della volontà?
• alla base della pedagogia c’è la convinzione della perfettibilità umana?
• che cosa significa “i pessimisti possono essere bravi domatori, ma non bravi maestri”?

III

«Persone discrete e intelligenti non s’intromettono mai fra l’educatore e gli educati per turbare il regolare andamento dell’educazione; né l’educatore, conscio di operare come richiede il bene dell’alunno, cederà mai a malaccorte preghiere di estranei. I genitori medesimi, quando abbiano deposto nelle mani di un istitutore l’autorità loro, non devono indebolirla rendendola inefficace: possono, se credono opportuno, domandare privatamente schiarimenti all’educatore che han sostituito a se stessi; possono esporgli i loro dubbi, i loro desideri, discutere con lui le norme alle quali convenga attenersi; possono, s’ei non lo merita, ritogliergli la loro fiducia; ma non devono screditarlo agli occhi dei suoi allievi; devono, all’opposto, rispettare essi i primi, in faccia ai figliuoli, le sentenze non affatto irragionevoli del loro sostituto e agevolarne la esecuzione. Lo stesso dico delle varie persone d’una famiglia, rispetto a quella fra loro che ha speciale incombenza di educare: lo stesso del padre rispetto alla madre, della madre rispetto al padre. Tutti devono riverire l’autorità educatrice perché gli educati la riveriscano: tutti astenersi dal frammettersi in un governo che di ogni altro è il più scabroso e di cui può dirsi con verità che molti piloti fan romper la nave negli scogli.»
R. LAMBRUSCHINI, Della educazione, Torino 1936

Il candidato rifletta sull’argomento del brano sopra riportato e fornisca la sua risposta alle seguenti questioni:
• per quali ragioni l’educatore deve svolgere il suo compito in piena autonomia?
• in che cosa consiste l’autonomia che va riconosciuta all’educatore?
• qual è la corretta ripartizione dei compiti educativi fra docenti e genitori?
• quali sono i caratteri specifici dell’attività educativa esercitata dal docente?
• attraverso quali strumenti si può valorizzare l’autonomia del docente?

IV

«I cambiamenti in atto nella mappa del sapere possono disorientare. Mentre in passato le persone dovevano aspettare lunghi periodi di tempo per conoscere i risultati della ricerca, oggi, grazie a Internet, importanti scoperte vengono divulgate in tutto il mondo nel giro di pochi giorni. La pubblicazione a stampa è diventata sempre più una formalità e, in certi campi particolarmente avanzati, viene senz’altro trascurata. Ogni anno vengono creati nuovi campi e sottocampi di indagine, mentre settori un tempo dominanti perdono di importanza. La disponibilità di database estremamente ampi consente a individui privi di un’istruzione formale di padroneggiare materiali e di offrire contributi al mondo accademico. L’istruzione a distanza consente a molti di seguire studi anche avanzati senza entrare in un college o in un’università. E, come si è già detto, la creazione di ambienti virtuali consente a individui determinati e di talento di dimostrare le proprie competenze senza lunghi e costosi processi dì certificazione. […]
È cambiata la nozione stessa di alfabetizzazione; alle tre abilità classiche del leggere, dello scrivere e del far di conto si deve aggiungere la capacità di usare il computer e i linguaggi della programmazione. […]
Sta, inoltre, venendo alla ribalta una diversa miscela di abilità di base. Quando si incomincia a operare in ambiente ipermediale, a concepire e a creare le proprie pagine web e a progettare al computer, occorre imparare a orchestrare un inedito amalgama di abilità grafiche, linguistiche e persino acustiche. C’è ragione di credere che queste abilità continueranno ad aumentare e che le loro possibili interrelazioni saranno ripetutamente esplorate, magari soprattutto mediante il lavoro di giovani impegnati nella progettazione dei propri siti web.»
H. GARDNER, Sapere per comprendere, Milano 2009 (ed. or. 1999)

Il candidato esponga le sue riflessioni sul testo sopra riportato e si soffermi, in particolare, sulle seguenti questioni:
• dizione “mappa del sapere” e nozione di cambiamenti nella “mappa del sapere”;
• prospettive aperte dall’utilizzo di internet;
• pericoli legati all’utilizzo indiscriminato delle risorse offerte dal web e problemi di sicurezza.
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Durata massima della prova: 6 ore.
È consentito soltanto l’uso del dizionario di italiano.
Non è consentito lasciare l’Istituto prima che siano trascorse 3 ore dalla dettatura del tema.

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