Il Giappone nell’Ottocento

Intorno alla metà dell’Ottocento il Giappone era debole e diviso in quanto a struttura feudale. Al vertice delle istituzioni c’era l’imperatore (Dio), ma privo di poteri reali. Titolare del potere era lo shogun che dominava i feudatari e i samurai. In fondo alla scala sociale c’erano i contadini e i mercanti.

Per primi gli Stati Uniti costrinsero il Giappone a stipulare trattati commerciali e in seguito altre nazioni diedero inizio allo sfruttamento. Ciò provocò tensioni interne che sfociarono in una guerra civile in quanto lo shogun si era mostrato troppo debole agli occidentali, mentre l’imperatore, esponente dei nazionalisti, era contrario all’ingerenza occidentale.

L’ imperatore Mutsu:

•  Restaurò il potere imperiale

•  Trasformò il paese in una monarchia nazionale moderna

•  Iniziò un radicale rinnovamento emanando la prima costituzione

•  Introdusse un sistema fiscale moderno e l’istituzione elementare

•  Costituì l’esercito.

Con la costruzione di ferrovie, fabbriche, strade, porti il Giappone diventò una potenza industriale e commerciale sul modello occidentale.

Nel 1889 divenne una monarchia costituzionale ereditaria con un parlamento, anche se il potere effettivo rimaneva nelle mani del governo.

In seguito il Giappone passò ad una politica imperialistica e, per il controllo sul Mar del Giappone, entrò in conflitto con la Russia e vinse .

 

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