Canto II Inferno (vv 127-142) – Ritrovata sicurezza di Dante
Testo e commento del Canto II dell’Inferno (versi 127-142) – Ritrovata sicurezza di Dante
Quali fioretti dal notturno gelo chinati e chiusi, poi che ’l sol li ’mbianca, si drizzan tutti aperti in loro stelo, 129 tal mi fec’io di mia virtude stanca, e tanto buono ardire al cor mi corse, ch’i’ cominciai come persona franca: 132 "Oh pietosa colei che mi soccorse! e te cortese ch’ubidisti tosto a le vere parole che ti porse! 135 Tu m’ hai con disiderio il cor disposto sì al venir con le parole tue, ch’i’ son tornato nel primo proposto. 138 Or va, ch’un sol volere è d’ambedue: tu duca, tu segnore e tu maestro". Così li dissi; e poi che mosso fue, 141 intrai per lo cammino alto e silvestro
Rinfrancato da queste parole, Dante si rianima, come quei fiori che piegati dalla brina notturna si drizzano forti sullo stelo quando il sole li scalda. Senza alcuna esitazione, ringrazia Beatrice (pietosa) e Virgilio (cortese) e si dichiara pronto a seguirlo nel suo difficile cammino, come aveva già deciso alla prima: il loro due voleri ora sono uno solo, cioè Dante concorda con Virgilio, suo duca (che lo precede nell’andare), signore (che prende le decisioni, comanda) e maestro (che spiega e risolve i dubbi).
Allora Dante parte e entra per un sentiero alto e silvestro, cioè arduo e selvaggio.
[bibl]Contributori di Wikipedia, “Inferno – Canto secondo”, Wikipedia, L’enciclopedia libera, //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Inferno_-_Canto_secondo&oldid=44595233 (in data 5 novembre 2011).[/bibl]