Canto IX Inferno – (vv 1- 33) – Paura di Dante

Testo e commento del Canto IX dell’Inferno (versi 1-33) – Paura di Dante

Quel color che viltà di fuor mi pinse
veggendo il duca mio tornare in volta,
più tosto dentro il suo novo ristrinse. 3

Attento si fermò com’uom ch’ascolta;
ché l’occhio nol potea menare a lunga
per l’aere nero e per la nebbia folta. 6

"Pur a noi converrà vincer la punga",
cominciò el, "se non ... Tal ne s’offerse.
Oh quanto tarda a me ch’altri qui giunga!". 9

I’ vidi ben sì com’ei ricoperse
lo cominciar con l’altro che poi venne,
che fur parole a le prime diverse; 12

ma nondimen paura il suo dir dienne,
perch’io traeva la parola tronca
forse a peggior sentenzia che non tenne. 15

"In questo fondo de la trista conca
discende mai alcun del primo grado,
che sol per pena ha la speranza cionca?". 18

Questa question fec’io; e quei "Di rado
incontra", mi rispuose, "che di noi
faccia il cammino alcun per qual io vado. 21

Ver è ch’altra fïata qua giù fui,
congiurato da quella Eritón cruda
che richiamava l’ombre a’ corpi sui. 24

Di poco era di me la carne nuda,
ch’ella mi fece intrar dentr’a quel muro,
per trarne un spirto del cerchio di Giuda. 27

Quell’è ’l più basso loco e ’l più oscuro,
e ’l più lontan dal ciel che tutto gira:
ben so ’l cammin; però ti fa sicuro. 30

Questa palude che ’l gran puzzo spira
cigne dintorno la città dolente,
u’ non potemo intrare omai sanz’ira". 33


All’inizio del canto Dante è preoccupato (e ricaccia il proprio pallore) perché vede tornare Virgilio sconsolato dal colloquio con i diavoli, i quali in risposta alle parole del “duca” (che Dante non sente) gli sbattono la porta delle mura della città di Dite in faccia. Virgilio è vago, e si ferma ad aspettare qualcosa: sa che loro passeranno comunque la città e forse sta preannunciando l’arrivo di un qualcuno inviato da Dio che gli aprirà il passo. Virgilio però è titubante (proprio lui che rappresenta la ragione usa un “se non..” lasciato a metà), e non vede l’ora che arrivi colui che un Tale (Gesù Cristo, che non viene mai nominato nell’Inferno, o forse Beatrice, che si era mossa in aiuto di Dante?) ha sollecitato.
Dante, che in questo canto parla molto spesso “da scrittore” al lettore, fa notare che si era ben accorto della titubanza e del discorso iniziato e non finito, ma anzi sostituito da un altro della sua guida, e si intimorisce del senso probabilmente peggiore che Virgilio aveva voluto nascondergli.
Allora Dante, che, come si è visto sul finire del canto precedente, è pieno di paura perché non vede via d’uscita, chiede un po’ ingenuamente, ma molto realisticamente, se lui, Virgilio, fosse mai arrivato in fondo all’Inferno, usando però una garbata perifrasi: “Vi è mai alcuna delle anime del Limbo, quelle che penano perché non vedono Dio, che scenda in fondo alla triste fossa infernale?”
Virgilio risponde allora rincuorando Dante e gli spiega che è una cosa molto rara, ma che egli stesso è sceso fino al cerchio più stretto, il nono (il “cerchio di Giuda”), inviato dalla maga Erictho o Eritone, che lo incaricò di andare a prendere un’anima da riportare in vita, al tempo in cui Virgilio era morto da poco. Per questo egli, non solo è già entrato nella città, ma sa bene il cammino per arrivare fino al punto più fondo e oscuro, che è anche quello più lontano da cielo.
Il riferimento a Eritone prende spunto dalle Pharsalia di Lucano, ma è molto rielaborato con aggiunte originali di Dante. In Lucano Eritone è una fattucchiera in grado di rianimare i morti. Essa aveva richiamato un defunto alla vita affinché esso, con il potere di preveggenza tipico di chi ormai abita l’oltretomba, rivelasse a Pompeo l’esito della battaglia di Farsalo. Non c’è nessun riferimento al fatto che un’altra anima dovesse accompagnare il morto resuscitato, né tantomeno che questa fosse Virgilio, quindi è tutta farina del sacco dell’Alighieri. Semmai si potrà riscontrare come anche la Sibilla nell’Eneide, guidando Enea nell’oltretomba, dichiarasse di conoscere già quel mondo per esserci già discesa (Eneide, VI 565). In ogni caso bisogna prendere le distanze dalla figura medievale del Virgilio Mago, che Dante non concepiva, e che semmai in questo caso evoca solo un’atmosfera soprannaturale e fantastica sulla quale il canto è imperniato. In ogni caso le gesta di Eritone fanno da spunto a Dante per altri brani del canto, anche se Dante non la cita più: in Lucano si trovano infatti le Erinni che abitano lo Stige, Medusa scacciata dalla minaccia di un dio che la sconfigga, il sepolcreto dove abita Eritone: tutte immagini che si ritrovano nei versi successivi.

[bibl]Inferno – Canto nono, //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Inferno_-_Canto_nono&oldid=38300821 (in data 8 novembre 2011).[/bibl]

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