La questione romana
La “questione romana” sorse all’atto dell’unificazione d’Italia e poneva al centro del problema l’annessione dei territori pontifici.
La dichiarazione di Roma come capitale ideale aveva suscitato la preoccupazione del Vaticano (Papa Pio IX) che godeva della protezione dell’esercito francese.
La questione romana andava a toccare nodi politici e culturali molto delicati, poiché imponeva una ridefinizione del rapporto tra stato e chiesa, fra politica e religione.
Seguaci del pensiero di Cavour “libera chiesa in libero stato” i governanti italiani sostenevano che il papa dovesse rinunciare ai propri possedimenti territoriali, continuando a svolgere liberamente la sua funzione di guida spirituale del mondo cattolico.
Nel 1862 ci fu il primo tentativo da parte di Garibaldi di conquista di Roma, ma Napoleone III difensore della cattolicità intima Urbano Rattizzi, leader dei democratici moderati, di fermare Garibaldi che fu bloccato dall’esercito regolare sull’Aspromonte.
Nel 1864 sotto la presidenza di Minghetti fu stipulata la Convenzione di settembre con la quale lo stato trasferì la capitale da Torino a Firenze.
Nel 1867 il partito d’azione volle organizzare una insurrezione dall’interno che fallì con la condanna a morte di Monti e Tognetti e Garibaldi replicando l’impresa del ’62 alla volta di Roma fu sconfitto a Mentana da Napoleone III.
Solo nel 1870 si crearono le condizioni favorevoli alla liberazione di Roma: Napoleone III fu destituito dalla carica di imperatore ed esiliato. Immediatamente il governo italiano, inviato un contingente militare, il 20 settembre 1870 i bersaglieri entrarono dalla breccia di porta Pia e Roma divenne capitale d’Italia.
Nel 1871 il parlamento varò le guarentigie che assicuravano al pontefice la possibilità di esercitare il suo magistero spirituale in piena libertà dalla Città del Vaticano, di cui lo riconoscevano sovrano.
Ma Pio IX non accentandole, rispose con la scomunica dei nuovi governanti con il “non expedit” che proibiva ai cattolici di partecipare alla vita politica della nazione, aprendo così nel paese appena unificato una nuova frattura, quella tra laici e cattolici.
Solo l’11 febbraio 1929 con i Patti lateranensi, firmati da Benito Mussolini e dal cardinale Gasparri, si pose fine alla questione romana .