Primi decenni del Novecento
L’impero britannico verso la crisi
Nei primi decenni del Novecento all’interno dell’impero coloniale si manifestarono rivendicazioni nazionalistiche e richieste di autonomia. Nel 1922 si liberarono dal dominio inglese l’Irlanda e l’Egitto. Le colonie di popolamento (Canada, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica) erano state trasformate in dominios (colonie relativamente autonome) e, dopo la prima guerra mondiale, erano di fatto indipendenti ed esercitavano un ruolo economico e politico fondamentale per la Gran Bretagna. Per non perderne il controllo, il governo inglese decise di unificarli mediante un patto liberamente sottoscritto e nacque il Commonwealth, una libera associazione di comunità autonome. In India la Gran Bretagna manteneva un dominio di tipo imperialistico contro cui lottava la borghesia locale che mirava all’indipendenza nazionale. Tale rivendicazione era indebolita dalla struttura sociale indiana dei gruppi sociali che non permetteva loro di comunicare. Gandhi riuscì per la prima volta a mobilitare enorme masse ricorrendo alla non violenza e alla disubbidienza civile e ottenne qualche concessione.
Le difficoltà della Cina repubblicana e tra nazionalisti e comunisti
Instauratasi la Repubblica, la Cina deve affrontare l’espansionismo giapponese e le lotte interne fra i signori locali. Dopo un periodo di anarchia e guerra civile nasce il Kuomintang, un movimento rivoluzionario che unisce nazionalismo e marxismo e mirava a trasformare le basi economiche e sociali cinesi sul modello della Russia sovietica e nello stesso tempo a lottare contro l’imperialismo stranero.
Comunisti e nazionalisti inizialmente collaboravano e riuscivano in parte a conquistare l’unità nazionale. In seguito i contrasti esplosero e i nazionalisti riuscirono a formare un governo riconosciuto dall’occidente. I comunisti guidati da Mao diedero vita alla Repubblica Sovietica Cinese, indipendente dal governo nazionalista che scatenò una vasta offensiva militare. I nazionalisti e i comunisti si uniranno dopo decenni di lotte feroci per opporsi all’espansionismo giapponese, ma senza grandi risultati.
L’America latina fra sviluppo e arretratezza
Gli stati dell’America latina erano dominati da oligarchie di grandi proprietari terrieri che imponevano la loro autorità a colpi di stato militari sulle classi medie, sui contadini e sul proletariato. L’arretratezza sociale permetteva lo sfruttamento economico delle risorse del paese da parte degli Stati Uniti che intendevano mantenere il paese in no stato di suggestione anche con finanziamenti nel settore industriale. In seguito iniziarono a diffondersi movimenti anti-imperialistici che richiedevano autonomia dal capitale straniero.
Il Messico rivoluzionario
In Messico, una grande rivoluzione popolare, in cui i contadini (peones) lottano a fianco dei borghesi, pone fine alla dittatura di Diaz e instaura un governo democratico diviso dagli scontri tra liberali e peones che chiedevano riforme agrarie e sociali. Al termine delle lotte si instaurò un governo autoritario che concedeva riforme sociali avanzate incapace però di modernizzare veramente il paese.